Parliamo adesso del Deuscher Werkbund, una associazione in un primo momento di 12 artisti e 12 industriale con l’intento di dare un prodotto industriale di qualità che possa avere un grande successo sul mercato. Werkbund significa lega del lavoro, significato che ci può riportare alle collaborazione medievali, un movimento che certamente deriva da Morris e i suoi Arts and Crafts (vedremo che uno degli autori di questo movimento verrà mandato in Inghilterra a studiarne il prodotto industriale).
Il Deuscher Werkbund viene preceduto nel 1898 dai laboratori di Dresda per l'artigianato (anche qui si vuole avere un prodotto di alto artigianato), laboratori che erano capitanati da un industriale che sarà poi fondatore del Deuscher Werkbund.
Prima della loro partecipazione al Deuscher Werkbund ricordiamo Behrens (nel suo momento di espressionismo), che nel 1903 è direttore della scuola d’arte di Dusseldorf e nello stesso anno Poezig della scuola d’arte di Breslavia (questo ci fa capire la volontà di mettere dei nomi importanti perché si vuole riqualificare la scuola d'arte, per creare un diplomato di grande formazione).
Nel 1904 Muthesius viene inviato a Londra per studiare l'architettura inglese per copiare sia il metodo scolastico che il design d’oltre Manica, quando ritorna ha il compito di riformare il programma di istruzione nazionale per arti applicate (quindi, ancora una volta, la Germania vuole creare una cultura di massa); nello stesso periodo scrive “La casa inglese”, di cui esalta l'economicità come base di una buona architettura. Inoltre Mathesius vuole dare delle norme specifiche per la produzione industriale.
Nel 1906 viene fondata la scuola granducale di arte e mestieri di Weimar, di cui è direttore Van de Velde dal 1906 al 1915 (che abbiamo visto come teorico dell’art nouveau), il quale indicherà come successore Gropius che forma il Bauhaus da cui nasce il movimento moderno.
Nel 1906 Muthesius, Schmidt e Naumann criticano la situazione delle arti applicate in Germania e favoriscono l’introduzione della produzione di massa (quindi sono a favore dell’introduzione della macchina).
Nel 1907 si ha la fondazione del Deutscher Werkbund, associazione di artisti e industriali, a cui si uniscono nel tempo varie altre categorie del settore, per la riqualificazione del prodotto tedesco, nobilitando il lavoro artigianale e collegandolo con l’arte e l’industria.
Importante la creazione di questa arte nazionale tedesca attraverso un prodotto di qualità per assicurare alla Germania una supremazia economica, politica e culturale.
Questi personaggi sono interessati al design nell'industria, ma è anche l'industria interessata al design, l'abbiamo visto con Behrens nella fabbrica della AEG a Berlino, considerata come il primo esempio di resa architettonica per un edificio industriale. L’industria è interessata al design per vari motivi, prima di tutto per dare un certo tipo di prodotto, inoltre crea delle fabbriche modello per far vivere meglio l'operaio ed evitare idee sovversive.
Nel 1919 Gropius fonda la scuola del Bauhausa Weimar (poi spostata a Dessau), mentre Deutscher Werkbund viene sciolto dal regime nazista nel 1934 e rifondato nel 49; al suo interno si riscontrano alcune correnti, una prima che difende la produzione industriale, che però deve essere artistica e di una certo livello (come Mathesius), mentre altri (come Van de Velde) difendono l’opera singola dell’artista. Rimane fondamentale il discorso della qualità in tutte le sue scale, a seconda dei vari momenti storici.
Questi fondano un’organizzano all’inizio di 12 artisti e 12 industriale, che si amplia con la volontà di riqualificare il prodotto artigianale; si capisce subito che questa riqualificazione deve essere su base industriale, anche se ci sono correnti diverse, alcuni cercano di portare avanti il discorso che l’oggetto deve essere solo di produzione artigianale e sempre di alta qualità. La maggior parte vuole un prodotto industriale di alta qualità che fosse riconoscibile come tedesco che poteva avere un ampio mercato.
Si avvia un programma di artistico e culturale da parte del governo per avere un certo livello di preparazione del popolo, con la formazione di scuole di arte e mestieri con direttori molto importanti, vengono edite riviste, eccetera.
Per quanto riguarda il Deutscher Werkbund si hanno diverse esposizioni significative, come quella a Colonia del 1914 e quella Wiessenhof del 1927 che puntualizzerà il nuovo modo di abitare (funzionalismo e razionalismo).
Nell’esposizione di Colonia si hanno dei contrasti tra la corrente espressionista (una corrente che vuole fare un’architettura che possa esprimere le emozioni e gli stati d’animo) e la corrente classica.
Behrens partecipò alla costruzione di alcune strutture dell’esposizione di Colonia, con un chiaro impianto classico nella Festhalle, che sempre lo troviamo in Hoffman ed altri. L’unico che si discosta da queste direttive è Van de Velde il quale progetta e costruisce il teatro dell’esposizione, esprimendosi in forme più libere ed organiche (caratteristiche art nouveau), con l’impianto che si compenetra con il paesaggio, sia nell’elemento della pensilina curvilinea, che si contrappone all’impianto classico basilicale del teatro.
Sempre a questa esposizione abbiamo un’interessante fabbrica modello ed edificio per uffici. Tema della fabbrica che nasce con l’industrializzazione, in questo caso abbiamo Gropius, grande del movimento moderno (ma che parte dalle avanguardie), promotore del razionalismo e funzionalismo, ovvero l’edificio deve mostrare la sua funzione e non deve avere ornamenti di alcun genere.
In questo caso lavora con Meyer, infatti Gropius non disegna mai personalmente (egli stesso dice di non saper disegnare), propone una fabbrica che presenta novità notevoli, con edifici in mattoni rivestiti di vetro, allora una grossa innovazione. Interessante l’utilizzo del vetro con un significato di elevazione culturale e morale, un’idea che iniziano da questo momento in base alle teorie di alcuni studiosi.
Interessanti sono le scale, che sono dei cilindri completamente vetrati, senso di trasparenza che permette di vedere all’interno e viceversa. Tetti piani aggettanti, che ci possono ricordare l’architettura statunitense (importante l’esposizione di Berlino di Wright nel 1910), mentre la parte operativa della fabbrica ha un impianto classico e non ha la novità che viene proposta nel primo corpo.
Sempre una maniera classica viene proposta da Hoffman, esponente della secessione (che ha sempre un impianto classico e non ha elementi di vivacità che non troviamo nell’art nouveau belga o francese), nel padiglione dell’Austria, un padiglione scandito da lesene (tipiche della sua architettura) inoltre da una sorta di leggerezza arretrando il timpano rispetto al filo della costruzione.
L’edificio più innovativo ed interessante dell’esposizione di Colonia del 1914 è il padiglione di vetro di Bruno Taut, uno degli esponenti più audaci dell’avanguardia tedesca, si presenta come un elemento trainante di queste nuove organizzazioni che vogliono fare un’architettura diversa che sia assimilabile all’arte.
In questo caso si ispira alle teorie del poeta Scheerbart, che da un significato morale e culturale all’utilizzo del vetro in architettura. Qui Taut propone una cupola completamente vetrata (non a caso viene commissionata da una ditta che produce vetri e cristalli) con una forma che si può ispirare ad una piramide, che è il simbolo religioso della cattedrale della città, considerato come elemento di elevazione morale; anche qui notiamo l’utilizzo su larghissima scala del vetro ma su un impianto classico, con la sua circolare simmetria dell’impianto, il tutto (anche l’interno) rivestito di mosaico di vetro. Si tratta di un esempio di espressionismo questa architettura, lo vedremo anche in Mies. Importante l’esempio di Fuller che, con le sue cupole geodetiche, può fare riferimento al padiglione.
Importantissima l’esposizione del 1927 a Stoccarda che è quella della Weissenhofsiedlung (che è la casa plurifamiliare con servizi comuni, un insediamento di massa), è una mostra per un quartiere residenziale sperimentale, direttore è Mies Van De Rhoe, che chiama alla progettazione gli architetti più famosi del momento.
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