Le Corbusier


Il suo vero nome è Charles Edouard Jeanneret, Le Corbusier è uno pseudonimo che assume quando scrive su una rivista. Nasce nel 1887 a Chaux-De-Fonds in Svizzera, nella zona del cantone francese, dove è particolarmente sviluppata l’industria dell’orologio, suo padre era un disegnatore di orologi, per questo frequenta la scuola d’arte per incisori ed è suo maestro L’eplattenier, di cui abbiamo già accennato come organizzatore di questa sorta di Werkbund svizzero, che si rende conto della personalità e della capacità di Le Corbusier, per questo lo indirizza all’architettura.
Nel 1905 realizza il suo primo progetto in collaborazione con Chapalaz ovvero la Villa Faller a Chaux-De-Fonnds, poi dal 1907 al 1911 svolge un itinerario di formazione architettonica, viaggia al sud per conoscere le antichità e verrà a contatto con l’antichità greca e il Partenone, che lo impressiono molto, in seguito pubblicherà il libro “Viaggio in oriente”. 
Fa vari soggiorni negli stati d’Europa, andrà da Hoffman (dal quale si discosta in quanto sente la secessione lontana dal suo modo di progettare), andrà a lavorare da con Perret dove capisce l’importanza del cemento armato (elaborando un progetto in c.a. a Chaux-de-Fonds) e incontra anche Tony Garnier, con le sue idee socialiste.
Altro momento importante è quando alloggia in un monastero certosino di Ema (Firenze) dove sperimenta il concetto della vita monacale e questo tipo di vita comunitaria influenzerà molto la sua opera, fattore che porta all’Unité, come per altro è influenzato dalle teorie utopiste francesi. 
Nel 1908 è a Vienna elabora due progetti di case che vengono realizzate nella sua città natale; nel 1910 è in Germania per studiare la tecnologia del cemento armato e lavora per alcuni mesi nello studio di Behrens, venendo a contatto dell’opera di Tessenow. 
Ritorna e nel 1913 apre il suo studio a Chaux-de-fonds, nello stesso momento rompe i legami con le teorie di L’Eplattenier (per il suo interesse al cemento armato) e rifiuta anche Wright.
Dal 1914 elabora i progetti per le case in serie Dom-ino, inizia quindi il suo interesse per la casa macchina, che intendeva dare abitazioni alla popolazione, bisogna pensare alla prefabbricazione, alla rapidità e facilità di esecuzione, poi tra il 1915-17 viaggia tra Chaux-de-Fonds e Parigi.

Per comprendere la formazione della personalità ed il percorso architettonico di Le Corbusier bisogna vedere le condizioni economiche, politiche e sociali della Francia nel periodo precedente la guerra, il 14 è l’inizio del momento più interessante, in quanto inizia questo suo discorso sulla casa, che poi si aggrega per formare l’urbanistica. 
In Francia i problemi sono sopratutto qualitativi per quanto riguarda le attrezzature produttive, le residenze e i servizi (senza grandi novità per quanto riguarda l’architettura che vive della reintepretazione del neoclassicismo e di regola già stabilite, quindi anche l’art nouveau, tranne alcuni autori, è un’espressione di facciata, non viene particolarmente sentita e comunque il rinnovamento è sempre nell’ambito della tradizione). Di contro non vi è la migrazione della popolazione verso la città, non vi è il grande problema delle abitazioni (come abbiamo visto in altri paesi) e vi è una situazione politica stabile. 
Le Corbusier si vuole riferire alle istanza internazionali e in particolare alle avanguardie, sopratutto tedesche, però al contrario dei tedeschi e olandesi si ritrova solo, non ha una scuola come può essere il Bauhaus e non ha una politica della casa come quella degli olandesi. Le Corbusier è un personaggio che non intende fare una avanguardia di tipo simbolico o filosofico, tende invece a essere molto più pratico e a proporre delle idee appunto pratiche per fare un nuovo tipo di architettura (come vedremo per i 5 punti dell’architettura), si tratta comunque del il più importante personaggio delle avanguardie che si ha in questo momento.
Nel 1915 supera in maniera definitiva questa sua propensione allo stile medievale e fa dei progetti urbanistici che sono ispirati alla spazialità barocca. Vedremo appunto come nel 1922, al salone d’autunno, presenta il piano per un città di 3 milioni di abitanti e nel 1930 si ha il progetto per la città radiosa; nel periodo fa anche il progetto della maison domino e della ville pilotis, ovvero la città sopraelevata. 
Nel 1917 si trasferisce a Parigi, dove apre uno studio, e sino al 1922 si interesse all’arte rispetto all’architettura e l’urbanistica, lavora anche per una ditta dedicata al cemento armato.
Nel 1918 incontra il pittore Ozenfant, esponente delle avanguardie artistiche parigine che lo introduce all’arte moderna come alla pittura e alla scultura (elemento sempre costante nella sua progettazione), tutto questo secondo la poetica del purismo, infatti fondano questa corrente del purismo, descritto dallo stesso Ozenfant nel suo libro. I puristi vogliono fare una nuova arte basata su forme geometriche naturali e primarie e su leggi geometriche elementari, eliminando ogni decorazione, come vedremo i soggetti di Le Corbusier in pittura sono dei soggetti modesti e semplici.
Nel 1920 fonda con il poeta Dermeé e Ozenfant la rivista “L’espirit nouveau” (in cui assume lo pseudonimo di Le Corbusier), uno spirito nuovo che si vuole portare nell’arte; nel 1922 apre uno studio con il cugino e come primo incarico ha la casa atelier per Ozenfant, espressione del modello di casa (che è la maison citrohan) adattata per un atelier di pittura.
Nel 1923 collabora con Dermeé per il libro “Verso l’architettura” in cui parla dei due motivi ispiratori a cui deve rifarsi l’architettura, da una parte lo spirito pratico e dall’altra dice che deve rispettare una tendenza più intellettuale e spirituale e porta l’esempio del Partenone, quindi ci sono queste due caratteristiche, una più empirica e l’altra più intellettuale e spirituale.
Tipiche di questo periodo sono quelle che vengono chiamate case palazzo per l’importanza che gli viene data attraverso dei mezzi semplici; si tratta di case che risentono della forte carica eversiva dell’avanguardia, ricevuta da Ozenfant. 
Negli anni 30 si ha il ritorno al modernismo, seguendo la linea di pensiero degli architetti del momento. Talvolta ebbe risultati molto infelice, in quanto Le Corbusier non si sofferma mai al dettaglio, ma guarda sempre all’idea e al principio della progettazione.
Nella maturità passa dal razionalismo severo ad un modo più espressivo dell’architettura; nell’ultima fase della sua progettazione si avvicina all’espressionismo, con una terminologia tipica.
Una invenzione di Le Corbusier è il passaggio di scala della stessa idea formale, dal piano architettonico a quello urbanistico, con la composizione delle cellule (la maison citrohan) per la costruzione della città.

Primo suo progetto è la casa Fallet (1905-07) a Chaux-de-Fonds, in cui ripropone la fattoria tipica della catene del Jura, possiamo anche trovare un ricorso delle vetrate di Wright (la vetrata disegnata) mentre le decorazioni di facciata sono riprese secondo del gusto del tempo oppure anche dal Grammar of Ornamet di  Owen Jones (repertorio decorativo che viene ripreso dagli inglesi e anche da Wright, presi dal mondo naturale).
Interessante il progetto per la scuola di arte e mestieri (1910), la scuola che lui ha seguito a Chaux-de-Fonds; si tratta di una reinterpretazione della Certosa di Ema (un monastero certosino vicino a Firenze) e del concetto del Familisterio di Godin. 
Le celle dei certosini erano una specie di duplex con sopra una parte letto, sotto la zona di soggiorno e un piccolo giardino coltivato. Nel progetto di Le Corbusier gli atelier degli artisti sono accostati gli uni agli altri con una corte centrale coperta da un elemento piramidale trasparente con i servizi comuni. Si ha qui un concetto molto importante nell’architettura di Le Corbusier ovvero quello di individualità nella pluralità un concetto che porta sempre avanti nei suoi progetti sino all’Unité.

Nel 1914 abbiamo la Maison Dom-ino, il cui nome deriva dalle pedine del domino, che si possono aggregano fra di loro come le cellule della sua progettazione di Le Corbusier (i punti delle tessere del Domino secondo lui rappresentano i pilastri). La maison dom-ino sarà la base strutturale delle sue case sino al 1935. 
Fondamentale la prefabbricazione e la velocità di cantiere, con elementi assemblati da manovalanza non specializzata, quindi casa standardizzata come macchina per abitare. Elementi fondamentali sono l’armatura portante indipendente, l’ossatura strutturale che sostiene solo i solai e le scale (con la tecnologia del cemento armato fornita dagli specialisti del settore, sopratutto Hennebique), tutte le altre parti prefabbricate, l’idea di questa disposizione gli viene da un bar che aveva una pianta rettangolare. 
Come detto questa case potevano poi essere aggregate, cellule che si possono affacciare direttamente sulla strada o arretrate.

Sintesi della sua carriera giovanile è la villa Schwob (1916) a Chaux-de-Fonds, simile ad un caravanserraglio, una quadrata con una grande corte centrale, al piano di sotto venivano alloggiati i cammelli e sopra si trovavano i mercanti. 
Si tratta comunque di una villa che presenta influenze palladiane, infatti nella parte degli anni 20 della sua progettazione si rifà sempre a degli schemi classici, come la composizione della pianta rinascimentale (in particolare del Palladio) ma anche in rapporto con la musica. Stessa ripresa di temi classici si ha nella riproposizione del quadrato e del cerchio; inoltre sempre classico è il controllo della composizione della facciata, secondo dei tracciati regolatori seguendo proporzioni auree (quindi grande modernità data dai materiali, però su impostazione classica).
Si ha un quadrato con una grande corte centrale e grande scalinata all’interno, sempre struttura Hennebique, con andamento palladiano per l’alternanza di campate larghe e strette; pianta simmetrica (che è un dato classico) dove le masse geometriche sono il quadrato e il cerchio.
Sempre del percorso della domino, cellula standardizzata che si può comporre in varie maniere, la Maison Monol (1919-20). L’edificio presenta una copertura curvilinea e aggettante, con una sistemazione urbanistica delle case, la copertura a botte distingue questa edificio.

Arriviamo quindi alla Maison citrohan il cui progetto è del 1919-20 e poi si hanno varie interpretazioni su questa base; utilizza sempre la struttura Hennebique per solai e pilastri (insieme ad altre parti prefabbricate). Può essere considerata la reinterpretazione della casa mediterranea, con la scala sempre su uno dei lati lunghi ed esterna, che permette di accedere in maniera autonoma ad ogni piano; può anche essere considera una riproposizione della casa a schiera del mondo nordico. All’inizio non abbiamo pilotis al piano terra (i cinque punti vengono fissata nel 1926); in questa prima progettazione troviamo sempre il soggiorno a doppia altezza, zona per i genitori, per i figli e un solarium. 
La denominazione della casa deriva dalla concezione della macchina per abitare, come l’auto è fatta di pezzi e viene assemblata anche la casa è fatta di pezzi che si assemblano.
La presenta anche a Parigi nel 1922 al salone d’autunno, abbiamo sempre la stessa tipologia anche al piano terra dei pilotis (con zona di servizio e garage), salendo abbiamo il soggiorno, si arriva poi alla camera matrimoniale e infine quella dei figli, sempre con il discorso della doppia altezza. Le dimensioni basare sia sulla serie di Fibonacci e sulle misure dell’uomo (le sue misure) e quindi abbiamo dei soffitti bassi.

Sempre al salone d’autunno a Parigi del 1922 presenta un progetto di città contemporanea per 3 milioni di abitanti, che ha una tessitura che può ricordare un tappeto orientale. La città presenta nella zona centrale 24 grattacieli amministrativi che rappresentano il potere (scelta criticata in quanto contrario alle idee socialiste), sono di 60 piani, tutto intorno case di 6 piani “a redent” che sono organizzati alla greca (con arretramenti rispetto al filo stradale), sempre immersi nel verde. 
Infine alla periferie si ha la zona residenziale dell’Immeuble Villas, sono di nuovo le cellule della maison citrohan a due livelli, inserite in una struttura chiusa, con 120 abitazioni continue che si aprono su una zona centrale (che può essere organizzata secondo le esigenze). Anche in questo caso si ha una struttura pluralistica con la massima individualità data dalle cellule, però ha un servizio di portinerie, servizi comuni in genere, cooperative di consumo, terrazza giardino e sempre un concetto dell’individualità nel sistema pluralistico, che sarò poi quello dell’Uniteè di Marsiglia.

Costruisce sempre nel 1922 la casa per il pittore Ozenfant a Parigi, che rappresenta il concetto della maison citrohan applicato alla casa per l’artista, di conseguenza troviamo l’apertura di grandi vetrate. 
Mentre nel 1923-24 costruisce la villa Roche - Jeanneret.
Nell’esposizione della arti figurative a Parigi del 1925 Le Corbusier costruisce il padiglione dell'esprit nouveau, dove presenta il prototipo della cellula abitativa proposto nel 1922 per l'immeuble villa. Abbiamo sempre le stessa caratteristiche di doppia altezza, la terrazza sopraelevata rispetto al terreno e a sottolineare l'unione con la natura ingloba un'albero esistente che fa uscire dal tetto. Arredato con arredi puristi o che comunque arrivano dal processo industriale (concetto di casa macchina). Venne poi demolita e ricostruita a Bologna nel 1977, non ha avuto particolare successo questa proposta, come accade per la citrohan.
Nel 1925 troviamo il Plan Voisin per Parigi, sempre nel padiglione dell’esprit nouveau in occasione della mostra delle arti figurative. Si tratta di una proposta urbanistica per la città di Parigi, egli propone sulla riva destra una rete di autostrade tra loro perpendicolari che sovrappone alla rete esistente; vengono mantenuto gli edifici storici e il resto viene demolito costruendo anche qui i soliti grattacieli cruciformi. Piano che viene molto criticato ma che sarà la base per dei piani successivi per la città, criticato in quanto riprende le demolizioni e l'apertura di grandi vie di Haussmann. 
In questo progetto possiamo capire il rapporto di Le Corbusier con la città storica e il concetto di casa alta, in modo da mantenere il terreno libero e di usufruire della parte a terra a verde.

Nel 1926 vengono definiti da Le Corbusier i cinque punti dell'architettura, si tratta di 5 estremamente pratiche per fare architettura (le sue proposte sono sempre applicabili e molto pratiche, di solito non sono mai filosofiche o semplicemente di intenti come tanti movimenti di avanguardia). Si tratta di principi che fecero discutere molto i modernisti e i tradizionalisti, sopratutto per il fatto che queste proposte sono possibili grazie al cemento armato, che da una grande libertà (abbiamo visto come altri autori che utilizzano con degli schemi classici). Testo allora rivoluzionario perché elimina qualsiasi riferimento culturale e filosofico basandosi su dati pratici sui quali impostare l’architettura.
  1. Innanzitutto pilotis, in quanto la casa deve essere lontana dal terreno, il giardino passa sotto la casa e anche sopra sul tetto, 
  2. di conseguenza i tetti giardino, proponendo un metodo di costruire che evita la fessurazione del cemento armato (con uno strato di sabbia e grosse piastrelle di cemento separate tra loro in modo che le piante crescano tra di esse evitando il restringimento del ferro), questo permette un controllo termino dell’abitazione,
  3. pianta libera, che garantisce un’economia di volume del costruito grazie alla razionalità della pianta 
  4. finestre a nastro che corrono da un lato a l’altro della casa, grazie anche all'arretramento dei pilastri rispetto alla facciata, di conseguenza 
  5. la facciata libera, anche questo grazie all’arretramento dei pilastri rispetto alle facciate che sono ora membrane leggere di muri isolanti o finestre continue; la facciata che non ha più una valenza portante, ma diventa solo un tamponamento, che può essere trattato come si desidera.

Arriviamo alla villa Stein - De Monzie (1927) a Garches, villa che ha una notevole importanza perché fa parte delle cosiddette ville-palazzo. Per questo progetto Le Corbusier aveva un budget molto ampio ed importante il fatto che unisce l'irregolarità della pianta libera e romantica (tipica degli arts & craft) con il rigore della forma geometrica e neoclassica, quindi vediamo una facciata molto rigorosa e sobria, mentre all'interno troviamo una pianta piuttosto libera. 
Viene fatto un paragone tra questa villa e una villa del Palladio detta “La malcontenta”; abbiamo già visto come l'impostazione dell'opera di Le Corbusier si rifà ad un sistema classico che utilizza in modo libero e personale, attraverso l’uso del cemento armato. 
Nella villa palladiana abbiamo un ritmo interno di divisione degli spazi che ritroviamo anche nella villa Garches attraverso la suddivisione degli spazi in senso orizzontale, in questo caso con l’uso dei pilastri. In senso trasversale si ha invece un ritmo differente con una composizione che porta alla centralità (l’uomo è sempre focalizzare al centro della pianta). 
Con questa scansione trasversale Le Corbusier porta l’attenzione al di fuori dall'edificio con l'accesso alla villa (al di fuori del rettangolo della villa), comunque si basa sempre su delle proporzioni classiche, che troviamo anche nella composizione di prospetto, controllato attraverso l’uso della sezione aurea. 
Importante il fatto che unisce una pianta molto libera chiusa nel parallelepipedo esterno (non vi è corrispondenza tra interno ed esterno), poi c'è una diversa scansione orizzontale e trasversale che cambia il ritmo della tradizione classica, come sempre usa un intonaco bianco ed infissi neri.

Nel 1927 si ha la mostra del Weissenhof a Stoccarda, in cui presenta due case in cemento armato e ferro, sempre nel 1927 si ha il concorso per il palazzo della nazioni unite a Ginevra, che non vince, questi due eventi ci fanno capire come gli architetti del momento tendano a esprimersi secondo la stessa linea di pensiero. Infatti nel 1928 in Svizzera viene indetto il primo CIAM, di cui Le Corbusier è uno dei maggiori fautori, presentando in un grafico i sei punti fondamentali che bisognava discutere (la tecnica moderna e le sue conseguenze, la standardizzazione, l’economia, l’urbanistica, l’educazione della gioventù e il rapporto tra l’architetto e lo stato). 
Sono tutti temi fondamentali in questo momento che hanno influito profondamente nell'architettura del periodo. Per quanto riguarda il tema del rapporto con lo stato nel caso di Le Corbusier, egli non ha mai avuto dei buoni rapporti con lo stato, solo negli anni 40-50 è riuscito a costruire la sua uniteè , mentre abbiamo visto come gli olandesi hanno costruito per le cooperative sulla base di leggi date dallo stato, i tedeschi partono dal bauhaus che è una scuola statale, tra l'altro lui non è come i tedeschi che vedono come un lavoro di innovazione nel campo dell’architettura e delle arti, che deve essere fatto insieme al popolo, lui dice che ci deve essere un demiurgo, ritiene che l'arte non è una cosa popolare ma è un alimento necessario per le elites intellettuali.
Interessante il fatto che nel 1928 progetta una auto chiamata Auto Maximum.

Uno degli edifici fondamentali è la villa Savoye (1929-31) a Parigi, si trattava di un sobborgo di Parigi dove i Savoye avevano un terreno a bosco e vogliono costruirsi una casa, all’inizio non ha limiti di budget, ma con il tempo i suoi progetti tendono a semplificarsi per l’accorrersi si problemi economici. 
Lo stesso Le Corbusier dice di aver posato nel prato questo oggetto, questo edificio che può essere qui ma anche altrove, non risente dell'influenza dell'ambiente (si tratta di un ambiente che offre pochissimi suggerimenti prospettici o vincoli funzionali), questa tipologia la proporrà per una lottizzazione a Bueno Aires (quindi in un contesto completamente diverso). 
La casa nasce dunque priva di spunti contingenti e può diventare la fedele rappresentazione di un concetto astratto, come la Rotonda del Palladio. 
La pianta è quadrata scandita da un reticolo di pilastri (distanti tra loro 4,75 m), presenta al piano terra una zona chiusa di forma curvilinea (che dipende dal raggio di curvatura dell’auto che inverte la marcia per uscire dal garage), inoltre a questo piano si trova un piccolo alloggio per gli ospiti, ma che viene poi demandato ad un’altro uso.
La pianta è simmetricamente suddivisa in due parti da una rampa centrale (come abbiamo visto in altre costruzioni), è comunque presente una scala a chiocciola; si arriva quindi al primo piano dove troviamo la cucina (con un suo piccolo terrazzo) e soggiorno che si apre sulla terrazza giardino e si lascia intorno completamente libero; a questo piano si trovano la stanza dei genitori (con studio) e di un figlio, insieme a quella degli ospiti.
Si sale ancora e si arriva alla copertura, dove si trovano degli schermi frangi vento per creare delle zone riparate con delle bucature sul paesaggio circostante, bosco quando venne realizzata, adesso sono presenti delle abitazioni.
L’intero edificio rispecchia una grande semplicità (non modifica in alcun modo l’ambiente), l’orientamento del sole è opposto a quello della visuale (infatti troviamo una deroga al razionalismo in quanto le facciate sono tra loro uguali, con la finestra a nastro su tutti e quattro i prospetti), secondo l’architetto svizzero, in questo caso, la casa non deve avere un fronte ma si deve aprire ai quattro orizzonti. Su due facciate i pilastri sono in facciata mentre sugli altri due sono arretrati rispetto al filo del muro, sempre intonaco bianco, anche se all’interno gioca con la disposizione dei suoi colori (rosso e blu, in genere).
La villa è stata abitata fino all'inizio della guerra, venne poi occupata dai tedeschi, dopo venne restaurata dallo stesso Le Corbusier, poi è diventata parte del patrimonio storico francese, però c’è stato un momento in cui si voleva demolirla per costruire un liceo, salvata dal ministro della cultura. 
Come abbiamo visto nel 1929 Le Corbusier puntualizza le sua progettazione per quello che riguarda la casa palazzo, si tratta di quattro composizioni, la prima è la casa la Roches (con una pianta libera che ricorda gli arts and craft e che si configura a seconda delle necessità dell’utente, principio razionalista). Il prisma puro si ha nella villa Garches, poi si ha la casa in cemento armato proposta alla mostra del Weissenhof (che ingloba la libertà di pianta che si ha nella Roches nella villa Garches); infine si ha la villa Savoye (dove ripropone il concetto con movimento interno in un perimetro regolare). 
Con la villa Savoye chiude il percorso delle ville palazzo, fondamentali nello sviluppo del suo linguaggio e dei suoi 5 punti. 

Abbiamo già accennato come la cellula dell'unità di Marsiglia ma sopratutto la sua disposizione, con galleria interna, sia stata ripresa dai russi, infatti Le Corbusier ha vari rapporti con la Russia e nel 1927 visita una esposizione russa di prototipi di abitazioni alla quale partecipano gli architetti più all'avanguardia in Russia e da cui prende l'idea della cellula ad incastro. Sempre in questo ambito viene a conoscenza degli studi fatti da Milyutin, per quello che riguarda l’urbanistica della città industriale e lineare. Propone uno sviluppo della città a fasce parallele, che poi realizzerà per una città in Cecoslovacchia, città lineare zonizzata che può espandersi all'infinito (vi era una ampia discussione in Russia per quello che riguardava l’urbanistica, vi erano urbanisti che intendevano mantenere gli insediamenti attuali e metterli in contatto attraverso una rete ferroviaria, mentre ci sono urbanisti che vogliono espandere la popolazione su tutto il territorio).
Ha un incarico del palazzo del centro soyuz per il ministero dell’industria leggera a Mosca (1929-34). Un edificio pensato per 3500 impiegati, si tratta di un complesso che unisce sia la parte di lavoro che quella ricreativa con vari ambienti per lo svago degli operai. Il progetto partiva con della facciate vetrate e con un controllo ambientale molto sofisticato, che non venne accettato. Utilizza quindi un tufo rosso del Caucaso di 40 cm (proprio per motivi termici), questo cambiò molto il progetto, dovevano essere edifici molto vetrati. Il complesso era organizzato con due grandi edifici tra loro perpendicolari, da una parte vi era l’ingresso per i dirigenti e dall’altro per gli operai (con i relativi percorsi differenziati).
Si tratta di un'edificio di una notevole pesantezza e chiusura in contrario di quella che doveva essere l'idea iniziale; ebbe un iter abbastanza lungo in quanto per un certo periodo non si trovarono i soldi per continuare la costruzione.

Il progetto per il palazzo dei soviet di Mosca (1931) viene considerata una risposta al concorso per il palazzo delle nazioni; Le Corbusier viene invitato a partecipare al concorso (insieme ai più grossi nomi dell’architettura europea). Le richieste erano notevoli in quanto si voleva costruire una sala da 15.000 spettatori per le rappresentazioni di massa (con una scena per 1.500 attori), una sala più piccola da 6.500 spettatori che doveva essere per le riunioni della terza internazionale e per altri utilizzi, inoltre due sale per 500 spettatori e altre due sale per 200 spettatori, infine era richiesto uno spazio all'esterno sulla piattaforma di copertura del vestibolo della sala più grande, che doveva contenere 50.000 persone. 
Le Corbusier prima di tutto controlla il progetto iscrivendolo in un cerchio e si rende conto a progetto finito che i rapporti applicati in questo progetto erano simili a quello della piazza dei miracoli di Pisa. Le due sale più grandi sono collegate da un elemento centrale e dal punto di vista architettonico e formale riprende le istanze del decostruttivismo russo del periodo, con ampio uso di vetro nella facciate e la struttura in cemento armato visibile in tutto il complesso. 
Moltissima attenzione dedicata all'acustica e allo studio dei percorsi, vengono pensati percorsi differenziati per i vari tipi di pubblico e anche con sale, foyer particolari e grandi guardaroba (per esempio per giornalisti, ambasciatori, il pubblico, eccetera). 
Progetto che ha vinto è quello di Iofan del 1934 riprende uno stile neoclassico, progetto iniziale estremamente grandioso, in seguito ridimensionato con ampi colonnati, non viene  assolutamente apprezzato in quanto considerato un edificio commemorativo e viene considerato un po' una fabbrica, mentre il progetto di Le Corbusire dimostra che si possono trasmettere certe idee attraverso il cemento armato che sono materiale non di tradizione classica.

Parliamo adesso dei progetti urbanistici realizzati dal Le Corbusier; troviamo in primis il dormitorio per l’esercito della salvezza (1929-33) si trattava di un intervento di riqualificazione dell'area circostante, vi è una parte dedicata a dormitorio e una dedicata ai servizi. In questo caso Le Corbusier chiude la facciata con una struttura in acciaio e vetro fisso, pensa ad un sistema di riscaldamento ed areazione che però è stato inserito troppo tardi e non ha mai funzionato in maniera adeguata. Importante sottolineare come in questo caso usa la facciata fissa, da un punto di vista compositivo si ha un grande edificio stretto e lungo, con la zona dedicata ai dormitori e un'altro blocco con la mensa e altri servizi, infine un ingresso cilindrico, elemento curvilineo che si differenzia rispetto ai prismi degli altri due edifici, e una parte di arrivo a giardino. Anche questo edificio ha avuto un periodo di degrado durante la guerra e viene restaurato dallo stesso architetto e nel 75 è stato ulteriormente restaurato ma non è stata rispettata la scansione dei colori di facciata.
Nella città universitaria di Parigi (1930-32), qui costruisce il padiglione della Svizzera. La città universitaria aveva alcuni istituti di studio però sopratutto ci sono i padiglioni dei vari paesi dove alloggiano gli studenti che studiano in città, d'estate sono liberi per chi vuole soggiornare. Normalmente questi padiglioni rappresentano da un punto di vista formale il paese che li costruisce, invece qui Le Corbusier presenta uno dei simboli dell'architettura del movimento moderno. Edificio posto su pilotis, elementi standardizzati, presenta una parete a sud in vetro fisso e gli altri prospetti in pietra naturale. Si trovano al suo interno 42 stanze per gli studenti insieme ad altri servizi (come refettorio, biblioteca, sala musica, eccetera) Ovviamente molto criticato anche dagli svizzeri perché si aspettavano una riproposizione degli stilemi del paese, anche in questo caso troviamo un blocco prismatico (molto rigido) e un elemento di entrata che presenta elementi curvi; tutte le dimensioni sono basate sul modulor, quindi anche in questo caso troviamo una altezza di 2,26 m.
Altro edificio residenziale è l’edificio residenziale “Clarté” a Ginevra (1930-32) per appartamenti in affitto, si tratta di 45 appartamenti su 9 piani di diverso taglio (ripropone una doppia altezza), ossatura in acciaio, da ricordare per l’accuratissima attenzione ai dettagli di cantiere; anche in questo caso ampie superfici vetrate e tetto giardino.

Il discorsi urbanistico lo occupa principalmente a partire dal 1930, infatti di questi anni è lo studio per la ville Radieuse, il cui punto di partenza è la residenza la cui aggregazione forma la città. Nella ville radieuse abbiamo il terreno che è libero (a disposizione dei pedoni) su cui si collocano le scuole, i teatri e le strutture sportive, mentre le residenze e le strade sono sollevati su pilotis, con gli edifici distanti 200 metri, mentre fabbricati e autostrade corrono ogni 400 metri. 
Si tratta di una città senza limite, zonizzata in fasce parallele (secondo l’esempio dei russi), questo tipo di modello era teorico, come sempre Le Corbusier lo riporta ad un caso concreto. Nel 1930-33 fonda la rivista Plan, che è una rivista dedicata all’urbanistica, in seguito nel 1935 pubblica le sue teorie sulla Ville radieuse, proposte urbanistiche che non vengono accettate, considerate troppo avveniristici e poco pratiche, tuttavia l’idea di una città sopraelevata viene portata avanti dall’architetto svizzero nei piani per Algeri (anche questi vengono considerati non attuabili).
Il modello della ville radieuse si basa su una zonizzazione con diverse tipologie di edifici, in alto grattacieli croce (con uffici e terziario), cui seguono della fasce di residenza, l’industria leggera (manifattura), magazzini generali e infine l’industria pesante; all’interno di questo sistema si aveva una ulteriore zonizzazione per i vari servizi. Zonizzazione che si vede nella città di Brasialia, progettata da Costa e Niemeyer, i quali risentono molto dell’esperienza di Le Corbusier, pur introducendo la linea curva.
La ville radieuse è costituita dallo schema della città libera, il nucleo fondamentale è la residenza che si sviluppa a redent (quindi con rientranze), con residenze alte 11 piani che si sviluppano lungo l’asse veicolare, arretrando e formando della ampie zone libere (in genere dedicato a verde).
Le cellule abitative uguali ed accostate producono un corpo di fabbrica di lunghezza indefinita, da piegare ad angolo retto per formare un orientamento est-ovest con la strada interna (come l’unità di Marsiglia) e appartamenti a duplex in maniera tale da dare un doppio affaccio; mentre se l’orientamento è nord-sud, la strada si trova sulla parte nord (illuminato da piccole bucature), quindi il lato freddo viene chiuso a favore del prospetto sud. 
Si trattava di residenze pensate al minimo, come vagoni ferroviari (ricordano la casa in acciaio del weissenhoff), con pareti estremamente sottili, servizi di cucina e bagni ridotti al minimo e pareti scorrevoli per sfruttare al meglio lo spazio durante il giorno e la notte. 
Sempre parte di questo progetto erano una autostrada sopraelevata a 5 metri dal suolo, con traffico differenziato; ovviamente anche il posteggio è alto rispetto al suolo a 5 metri, da dove partono anche gli ascensori.
Nell’ambito di questa tipologia può rientrare l’uniteé di Marsiglia, quindi terreno libero costruendo su pilotis, servizi interni e grande elevazione in altezza; la tipologia in altezza viene ripresa e copiata dagli edifici a lamella che troviamo in tutte le città.

Fa anche un progetto per il piano d’Algeri, chiamato “progetto Obus” (1930-42), la richiesta era quella di unire il centro della città con la marina (dove si voleva creare una città d’affari) e di creare delle residenze sulle colline vicine. Il progetto si articola quindi su tre punti: 
  1. la costruzione della città d’affari alla marina (che deve essere collegata al centro); 
  2. la creazione di una zona abitativa per 220.000 persone sui terreni collinari, allora inaccessibili (con la costruzione di una passerella), in questo caso si tratta di edifici a redent curvilinei alti 23 piani, forse riprendendo la grafica tipica della cultura araba; 
  3. infine bisognava collegava le due periferie estreme di Algeri attraverso una autostrada distante 100 metri dalla costa, alta dai 60 agli 80 metri, su cui sono organizzati degli alloggi per 180.000 persone (una autostrada residenziale in quanto presenta sia al di sopra che al di sotto della strada delle abitazioni). 
La città d’affari sulla marina ha avuto diversi progetti, comunque tutti con grattacieli o edifici molto alti, l’ultimo progetto ha una altezza di 15 piani.
Nel grande viadotto lungo il mare troviamo 8  piani al di sopra e 7 piani al di sotto dell’asse veicolare dedicati agli appartamenti; si ha, come sempre, una struttura pluralistica che però permette un individualismo, anche in questo caso si ha la possibilità, fra i solai distanti 5 metri tra di loro, di organizzarsi la cellula come vuole, utilizzando quello che viene chiamato terreno artificiale al di sopra dei pilotis. 
L’idea di questo terreno artificiale e viabile era decisamente all’avanguardia; furono elaborati molti progetti sino al 39, in particolare per i grattacieli nella zona della marina, cui convergono gli assi. Sempre nel 1933 si hanno degli altri progetti per la città di Algeri, come quelli per due viadotti. Si trattava di un collegamento rettilineo lungo l’antico cammino arabo del telemli per mezzo di due viadotti che costituiscono della abitazioni in affitto; quindi abbiamo l’asse viario su sui vengono costruiti sopra e sotto degli alloggi in affitto.
Si trattava di un progetto molto amato da Le Corbusier, ma non venne attuato per l’eccessiva modernità. 

Nel 1937 viene costruito un padiglione per l’esposizione di arte e tecnologia di Parigi, si tratta di un periodo in cui si ha al potere da una parte Hitler e dall’altra Stalin, che si presentano a questa esposizione con padiglioni molto grandiosi, insieme a quello dell’Italia progettato da Piagentini (questi sono gli unici tre che sono finiti al momento dell’inaugurazione della mostra). Come sappiamo in Francia le esposizioni sono state un veicolo di promozione del paese (le esposizioni iniziano in Francia durante il periodo rivoluzionario), è un modo per pubblicizzare il paese ma sopratutto i risultati tecnologici dovuti all’industrializzazione. 
Nel 1932 si ha il concorso per il padiglione, nel frattempo in Francia si ha il fronte popolare (che vuole allestire una specie di quadro allegorico vivente con una scena con 700 lavoratori che dovrebbero approdare ad una città ideale), invece i CIAM propongono un grande edificio per 3.000 abitanti che mostrino il nuovo modo di abitare, inoltre non vogliono che questo edificio non venga demolito e possa rimanere a servizio della città, in un primo momento questa idea viene accolta poi viene lasciata. 
La Francia si trova quindi senza un padiglione e viene quindi chiamato Le Corbusier, il quale propone di chiamare l’esposizione sul tema dell’abitare, progetta quindi questo padiglione dei tempi nuovi, si tratta di un padiglione con struttura metallica, utilizza sia come copertura che come prospetti grandi teli, in cui vengono illustrati i temi urbanistici, in particolare della città di Parigi. Si tratta di una struttura fatta di montanti reticolari incernierati a terra, su questi si imposta il telo di copertura, con un complesso di 15.000 m quadrati di tela, per una altezza di 15 m cui si accede attraverso una porta di legno di 30 m quadri pivottante sul proprio asse mediano. 
Molto importate ricordare come si tratti di un tipo di padiglione ideale per quello che deve essere un padiglione espositivo, grande, luminoso, leggero, facilmente smontabile, economico e all’interno si creava una sorta di spazio molto emozionale, per cui sembra che le persone entrando abbassassero la voce (questo padiglione è considerato il precursore del periodo espressionista dell’architetto svizzero), creando una sorta di museo per l’educazione popolare. 

Arriviamo all’Unité di Marsiglia del 1946-52, si tratta della conclusione del lavoro sulla residenza collettiva a basso costo ma di alta qualità (l’edilizia sociale), cardine progettuale di tutti gli architetti che si dedicano a questo tema di questo periodo. Molti temi e soluzioni vengono ripresi dai progetti precedenti (come quelli della ville radieuse), ma si tratta anche della conclusione di un rapporto difficile con lo stato, che sino ad ora ha accettato raramente le idee dell’architetto svizzero. Anche questa la aveva proposta subito dopo la guerra, non venne accattata allora costituisce un gruppo di studio per l’abitazione, che studia tutti i vari temi dell’abitazione (poco dopo si scioglie). In seguito, grazie all’amicizia con il ministro della ricostruzione, riesce ad avere deroghe agli standard (in particolare fa alzare il budget per per questo tipo di casa) e quindi riesce finalmente a realizzarla, committente infatti è lo stato francese. 
Questo progetto ha origine dal Falansterio di Fourier (modello abitativo e insediativo, che era in risposta alla città industriale) e dalla famosa cellula abitativa dei russi.
Si tratta di una macrostruttura in cemento armato, con un sottotelaio in acciaio e ogni cellula è stata inserita con la tecnica del porta bottiglie nella griglia di acciaio, separate da lastre di piombo (per garantire maggiore privacy). L’accordo preliminare è del 1947, viene inaugurato il primo alloggio nel 1949 e adesso è gestita come un condominio, non più di proprietà dello stato. Doveva rappresentare un elemento abitativo della ville radieuse ma rimase privo di contesto urbanistico; una critica che si può fare è che essendo in parte autosufficiente tende ad elimina i rapporti sociali. 
Troviamo qui il modello della piastra tecnica, su modello del suolo artificiale, divisa in 32 parti, dove sono collocati anche i diversi impianti.
Lettura chiara della galleria commerciale (elemento funzionalista e razionalista), struttura in cemento armato grezzo e cassaforme povere, voluto da Le Corbusier per ricordare l’artigianalità nell’ambito di questa edificio altamente tecnologico.
Uniteé di Marsiglia che non è l’unica che ha costruito ma dal 1953 sino al 1967 ne costruisce diverse a Nantes, Berlino (disconosciuta perché nella costruzioni alcuni elementi non sono stati eseguiti), Briey-en-Forét e Firminy.

Uno degli edifici più famosi di Le Corbusier è la cappella di Notre Dame-du-Haut a Ronchamps (1950-55), siamo nel sud-ovest della Francia, una zona molto boscosa, dove c’era un antico tempio del sole e un santuario molto venerato della Madonna che venne bombardato; nel 50 ebbe l’incarico di ricostruirla, vi erano molte macerie del vecchio santuario e vengono utilizzate per costruire i muri della cappella, mentre all’esterno sempre con queste macerie ha creato una sorte di anfiteatro per ascoltare la messa dall’esterno. 
Chiaramente non è il Le Corbusier che sino ad ora abbiamo visto, infatti caso nell’ultima parte della sua vita si esprime in maniere diversa anche con materiali diversi, non ha caso scrive il libro intitolato “Architettura totalmente libera”, nel quale scrive come ha Ronchamps abbia avvertito questa sensazione che lui definisce di “acustica visuale”. Chiaramente siamo nell’ambito dell’espressionismo, quindi con la sua opera intende esprimere certe sensazioni ed emozioni, richiamandosi anche al paesaggio (in questo caso risente del genius loci). 
Quindi plasticità e forme che richiamano il paesaggio collinare, con una copertura che riprende una sorta di vela (alcuni dicono il guscio di un animale). La struttura è in calcestruzzo rinforzato, vi sono dei pilastri in cemento armato annegati nella muratura (quindi non leggibili dall’esterno), pilastri che permettono di appoggiarvi sopra la copertura che è distanziata rispetto alla muratura sottostante di 10 centimetri da cui filtra una lama di luce. Studio attento della luce che fa parte del suo modo di esprimersi espressionista, quindi luce leggera e soffusa che da una idea di calma molto emozionale. 
Al posto delle vetrate scava nella spessa muratura delle piccole finestre attraverso vetri colorati e con incise delle scritte. L’aula è piccola (contiene 200 persone), lievemente in discesa verso il pulpito in cemento, come gli altari che si trovano all’interno delle tre cappelle, orientate secondo il sole, si ha anche un pulpito esterno da cui possono essere fatte le messe all’aperto. Intonaco bianco molto grezzo, elementi colorati che tendono a dare un ambiente espressionista, il campanile è un rettangolo in cemento nel quale sono scavate delle nicchie dove vengono collocate le campane.
 Interessante notare il pluviale, che con la sua forma particolare diventa elemento formale, cosa che abbiamo visto in Sert nella fondazione Maeght.
Costruisce anche un ospizio del pellegrino, fabbricato estremamente semplice dove possono alloggiare i pellegrini e mangiare sui tavoli all’aperto; li vicino è stato costruito un grosso convento progettato da Renzo Piano.
Interessante notare che in questo secondo periodo si focalizza su un elemento architettonico particolare, in questo caso il tetto, che diventa elemento preponderante che definisce il progetto.

Le Corbusier lavora anche in India e nella capitale amministrativa del Punjab con Chandigarh (1951-65). Dopo l’affrancamento dalla colonizzazione inglese vengono costruite le capitali amministrative, si tratta di un territorio che ha alle spalle l’Himalaia, territorio estremamente arido. Viene dato l’incarico a due architetti americani (Mayer e Nowiczki), uno di origine tedesca e l’altro di origine polacca per una città di 500.000 persone, i quali secondo la tradizione anglosassone progettano una città giardino, a lotti regolari, con molto verde e vari settori residenziali che non erano gerarchizzati. 
Anche Le Corbusier, che subentra ai due architetti, gerarchizza i settori, posizionando per esempio un quartiere a bassa densità abitativa alla zona amministrativa per i funzionari più importanti, densità che viene maggiorata negli altri lotti più distanti dalla zona amministrativa. In sostanza mantiene lo schema che eredita, mentre progetta la parte rappresentativa della città, con la parte amministrativa, il parlamento, il palazzo di giustizia, il segretariato, il tutto concluso dal palazzo del governatore, che però l’allora capo non ha voluto per tenere un basso profilo.
La pianificazione è impostata secondo degli schemi classici tra loro perpendicolari (pianificazione prevista precedentemente), Le Corbusier invece sposta una parte dell’asse che porta al Campidoglio lateralmente, in maniera tale che non si ha subito l’asse che porta alla parte amministrativa, ma ci si arriva attraverso un percorso più lento. 
Per quanto riguarda la progettazione della parte amministrativa, usa sempre dei tracciati e delle proporzioni classiche, posiziona quindi l’asse veicolare, da una parte segna una quadrato di 800 metri di lato (ai cui vertici si trovano 4 obelischi), all’interno ne disegna un’altro quadrato di 400 e, speculare a questo, un’altro dall’altra parte rispetto all’asse viario, quindi ha sempre un controllo del progetto attraverso delle regole classiche. 
Da un lato progetta l’alta corte e dall’altra il parlamento e il segretariato, l’asse doveva essere concluso dal palazzo del governatore; come vedremo si hanno riferimenti all’architettura tradizionale indiana, come il parasole. Questi edifici hanno una copertura a parasole, in questo caso può avere sia una funzione pratica (per proteggere dal sole e dalla pioggia) sia un senso simbolico di protezione da parte del potere centrale (altri vedono altre cose, come il guscio di un’animale), comunque introduce degli elementi di libertà espressionista, pur nell’involucro dell’edificio che si presenta più rigido.
Nel parlamento (1951-65) l’elemento architettonico caratterizzante è la copertura a paraboloide che viene ripresa dal sistema termico degli impianti industriali (vuole essere un riferimento del progresso industriale dell’India), mentre a piramide si conclude l’edificio della camera bassa.
Edifici molto distanti gli uni dagli altri, decisione molto criticata perché inserito in un clima come quello dell’India; altro elemento fondamentale è la divisione della circolazione pedonale (in superficie) da quella veicolare (in trincea), come anche la vasca d’acqua sia con funzioni di controllare l’aridità del vapore acqueo e constare il clima, sia perché l’acqua è simbolo di monumentalità ad un edificio. Sempre cemento a vista con brise-soleil nelle facciate (dato il clima), ogni edificio è un elemento isolato, il tutto mantenuto da una organizzazione dello spazio.
Nel palazzo di giustizia (1951-56), il primo finito, monumentalità data dall’acqua, dalla copertura a parasole e dagli enormi portali; usa molto in questi edifici a rampa (elemento tipico della sua progettazione), edificio di 5 livelli con una terrazza coperta.
La facciata è illuminata anche da vari elementi del prospetto che sono colorati e danno vivacità all’impianto a cemento a vista.
Nel palazzo del segretariato (1951-65), alto (42 m) e molto lungo (254 m) con 10 livelli e suddiviso in 6 blocchi (uno dei blocchi è diverso dagli altri e sono presenti gli uffici dei vari ministri, con altezza doppia, che si legge anche in facciata, fatto anche per un motivo psicologico in quanto incute rispetto). Progettato per far lavorare 30.000 impiegati, anche qui ascensori, scale e rampe esterne da cui è possibile ammirare il paesaggio esterno, all’interno ritroviamo la promenade architecturale. L’edificio ha una parte interrata, dove si ha l’ingresso, il deposito delle biciclette e vari altri servizi.
Parlamento e segretariato si trovano dalle stessa parte del strada e sono collegati da una passerella con parete bucata in maniera molto libera e su cui è possibile passeggiare, questa struttura di razionalista non ha nulla.
Passiamo al palazzo del parlamento (1951-65) che presenta una pianta a C e un porticato che formano un forum, dove sono presenti tutti gli uffici e all’interno la camera alta (con una forma sul tetto che vuole ricordare una centrale termica ed indicare lo sviluppo industriale del momento) e a fianco la camera bassa (che ha una forma piramidale, elemento più alto e che definisce lo skyline del progetto). Si ripropone l'elemento della mano aperta posto nella fossa della considerazione, che viene spesso messo nelle sue opere. 
Usa sempre cemento a vista e beton blu ovvero non rifinito, perché in genere i sui progetti non sono curanti molto nei dettagli, anche per far risaltare il lavoro artigianale. Grandiosità data dai pilastri del porticato di accesso e dalla copertura, anche in questo palazzo si hanno delle porte o delle pareti con suoi disegni molto colorati.
Nel palazzo del governatore troviamo la stessa copertura proposta anche negli altri edifici, ma non lo si volle costruire. Anche Mäckler quasi quaranta anni dopo fa una riproposizione della copertura di Le Corbusier, ma anche lo stesso Sert, che ripropone spesso elemento i architettonici di Le Corbusier, con il quale collabora.

Passiamo alla Case Jaoul (1954-56) a nord di Parigi (Neuilly sur Seine), si trattava di un’area difficile per quanto riguarda la progettazione, con regolamenti edilizi contraddittori e budget di scarsa entità, per questo propone un linguaggio spontaneo usando dei materiali semplici, manodopera non specializzata e cemento armato solo per gli architravi di copertura; questo ritorno ha un lavoro considerato medioevale (poco tecnologico) è molto criticato dai contemporanei. 
Tranne il vetro utilizza solo materiali naturali, quindi laterizio, tetto ricoperto d'erba (riproponendo il concetto del terrazzo giardino in questo caso non vivibile), le volta catalane (già viste in Gaudì, una maniera di fare le volte senza le centine) ricoperte di mattonelle come il pavimento. 
Il proporzionamento è in base al modulor, quindi il corpo della casa è costituito da due campate tipo (di 3,66 e 2,26), con una altezza di 2,26 sino all’imposta delle volte; muri in mattoni, quelli di spina non sono intonacato mentre quelli di tamponamento sono lasciati grezzi all'esterno e intonacati all'interno. 
Come detto l'altezza è di 2,26 metri all'intradosso, che viene coperto da grandi arcate in cemento armato prefabbricate che scaricano sui muri; gli impianti tranne quello elettrico, passano tutti in una canaletta che può essere o alla base del muro o all'intradosso, mentre l'impianto elettrico corre sopra la stessa canaletta. La cucina non è più un vano a se ma integrata nella zona giorno (anche se in questo caso Le Corbusier non ha trattato i mobili interni in maniera approfondita), presenta una piccola zona verde che non è un giardino ma un orto architettonico. Queste case fanno parte di un complesso e ne sono state costruite varie.

Sempre negli stessi anni, vicino a Lione costruisce il convento de la Tourette (1957), si tratta di un convento domenicano dove lavora all'inizio con un ampio budget in seguito ridimensionato. Il terreno e molto in discesa su cui non agisce, costruisce anche qui un suolo artificiale su cui si sviluppa l'edificio. Costruito in cemento a vista e diviso in parti con una dedicata agli insegnamenti, è organizzato attraverso dei percorsi interni nel cortile che formano il chiostro, quindi abbiamo questo senso di orizzontalità dato dai percorsi e verticalità da parte della chiesa (che ha una forma piramidale). 
La parte alta dell'edificio ripropone il tema dell'unité, che sono le celle per 100 alunni e i relativi professori; poi ci sono ovviamente vari altri servizi (sale di lettura, refettorio, eccetera), particolare un elemento che fuoriesce dall'edificio con una forma curvilinea dove ci sono degli altari (con un andamento degradante) mentre il solaio presenta delle bucature colorate da cui entra la luce. 
Anche qui ritroviamo il tema dell’individualismo e pluralismo allo stesso tempo.
Le Corbusier da l'impostazione generale del progetto però lo fa seguire da un progettista greco che è un musicista e riporta la sua arte anche nelle finestre, dove gli elementi verticali sono organizzati in maniera tale da seguire un ritmo musicale, le bucature poi possono essere fisse o pivottanti e scremate da una zanzariera. Altro disegno lo si trova nei corridoi che si aprono nella parte interna che possono ricordare la scansione dei dipinti di Mondrian o in generale di de stijl.
Anche la chiesa è molto semplice e lineare e ha una lama di luce come nella cappella di Ronchamps nell'incrocio tra il muro e la copertura per far piovere la luce dall'alto.

Più o meno negli stessi anni si ha il padiglione del Brasile sempre in relazione alla città universitaria di Parigi del 1958, si tratta di una architettura che non fa riferimento a quello che è il paese committente, ma fa riferimento all'unité, in questo padiglione le sue facciate sono simili mentre nel padiglione della Svizzera la facciata principale è completamente vetrata e quella dietro chiusa. Molta importanza data al colore organizzato per dare un certo tipo di composizione, particolare anche la composizione dell’ingresso in quanto è presente una vetrata con andamento sinusoidale ripreso dagli elementi verticali che in alcuni punti sono ravvicinati. Spazi interni ridotti per l'utilizzo del modulor e interessante notare l’effetto ottico di maggiore altezza che ottiene inclinando il soffitto nella hall d'ingresso.

Ultima opera che vediamo è la Maison de l'homo (1963-67) a Zurigo, conclusa dopo la sua morte, era stata commissionata da una signora che si occupava d'arte come casa poi divenne una sala espositiva. Interessante vedere lo sviluppo del progetto con un elemento solido rettangolare che viene coperto da due parasoli rovesciati sotto cui ci si può riparare e ma anche costruire; solita rampa che divide in due parti la casa come nella casa Sovoye, le pareti perimetrali in metallo colorate secondo uno schema compositivo preciso, sotto la copertura un tetto terrazzo.
Si occupa anche di design, in particolare nella produzione di mobili.

1 commento:

  1. Come si può parlare di architettura senza neanche un'immagine?

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