Ignace Hittorff


Andando avanti nel tempo troviamo a Parigi Hittorff (1792-1867), architetto tedesco (introduce la teoria del colore nel tempio classico greco, allora considerato un’elemento negativo). In questo periodo seguente la rivoluzione ovviamente si ha un rallentamento dell’attività edilizia ed il potere decisionale passa all’accademia delle belle arti (che tra l’altro in questo momento dice che chi non è stato a studiare le antichità in Italia o Grecia non può costruire); alla metà dell‘800 vengono rinnovati gli indirizzi dell’accademia, anche se rimane vincolata a schemi rigidi. 
Altri monumenti neoclassici li troviamo nella colonna della Place Vandomme, l’Arco di trionfo di Chalgrin (da cui su ripartono tutti i grandi viali, progetto già pensato dall’abate Laugier), la Chiesa della Madeleine di Vignon (lo stesso Napoleone aveva indetto un concorso, riprende le tematiche del Partenone, non ha particolari interpretazioni personali, tra cui ha partecipato Carlo Barabino. Troviamo poi altri edifici, che presentano tutta una pianificazione classica, però è interessante vedere come sia il momento di costruzione di grandi strutture per il popolo (tipo ricoveri, ospedali e cose del genere). 
Di Hittorf è la chiesa di St Vincent de Paul (1830-1846), si tratta della chiesa a pianta basilicale più grande allora esistente a Parigi, con navata centrale e due laterali; ha naturalmente una scalinata che le da grandiosità, troviamo il solito pronao e le torri laterali. Interessante perché qui Hittorf affermando la teoria del colore, prima di tutto ha fatto gli interni molto colorati (le colonne erano di scagliola imitante marmo giallo, mentre la trabeazione e le modanature erano dorate, infine le travi della copertura e i soffitti a cassettoni erano dipinti di rosso ed azzurro) ed inoltre voleva rivestire l’esterno con dei pannelli di metallo colorato (cosa impedita dall’accademia). 
Sempre di Hittorf possiamo ricordare la stazione nord (1860 circa), dove ottenne quel vigore e quel dinamismo che cercava nell’architettura classica non avvalendosi della policromia, ma ricorrendo ad effetti plastici degli elementi architettonici. Si tratta di uno schema classico, sebbene la stazione fosse una tipologia nuova senza riferimenti (interessante per le pensiline in quanto esempio dell’architettura del ferro, mentre l’edificio di testa deve essere facilmente visibile ed individuabile nel tessuto urbano, inoltre rappresentativo della classe borghese, quindi anche attraverso l‘edificio di testa la classe si voleva rappresenta).

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