Victor Horta


Il primo edificio è la Casa Tassel, che prende il nome da un famoso industriale belga; Belgio che in questo momento è un paese ricco e colto (con molto legami con l'Inghilterra) e per questo risulta più facile la diffusione di uno stile così particolare.
La casa Tassel venne progettata da Victor Horta (1861-1947), figlio di un ciabattino, dopo aver studiato a Parigi, Horta rimase profondamente colpito dalla monumentale compostezza della città e dei suoi nuovi edifici in ferro e vetro; era quindi deciso a importare il meglio di queste tradizioni parigine nel suo paese. Lavora da prima per un'architetto importante e poi per conto proprio, ha questa commessa nel 1892 dove lo stile si presenta in maniera matura e autonoma. 
Osservando la pianta della casa riscontriamo una notevole liberà, vediamo come gli ambienti sono diversi come dimensioni gli uni dagli altri, è presente del movimento in senso verticale (l’ingresso ed il soggiorno sono sfalsati di mezzo piano), la scala principale (che in un edificio classico sarebbe stata in posizione centrale) si trova lateralmente, coperta da una chiostrina (fatta di pilastri in ghisa e capitello in ghisa, dove notiamo come l'elemento strutturale sia anche elemento decorativo, caratteristica estremamente importante). 
Anche la facciata presenta una struttura in ferro che viene utilizzata nell'edificio residenziale (inizialmente era utilizzata per edifici pubblici) e poi vediamo la parte centrale dell'edificio ampliamento vetrata da solaio a solaio. 
Dietro i bow window scanditi da colonnine possiamo vedere sempre la caratteristica linea curva. 
All’interno gli stessi elementi decorativi vengono ripresi sia nel pavimento che sulle pareti, nell'ingresso nuovamente la struttura diventa elemento decorativo.
Progetta sempre a Bruxelles nel 1894 la Casa Frison, presenta una facciata più composta e rigida, però possiamo notare queste bucature notevoli della facciata e la grande permeabilità alla luce (elemento dominate dell'architettura moderna), inoltre da ricordare l'entrata che è sfalsata rispetto all'asse, anche questo ci dice che l’approccio è quello dell’art nouveau.
Interessante anche la Casa Van Eetvelde (1895-98), anche qui notiamo una facciata più rigida e composta e non movimentata da bow window (come le case precedenti); rimane comunque la grande permeabilità alla luce, permessa dalle grandi aperture, ma sopratutto libertà planimetrica. Importante la chiostrina che copre la scala, non abbiamo il capitello decorato come prima ma abbiamo un grande effetto formale e decorativo (le esili colonnine in ferro sembrano germogliare verso l’alto, sostenendo una copertura sottile in ferro e vetro).
Ritroviamo il discorso dell'entrata decentrata rispetto all'asse della facciata, la casa subì un ampliamento successivo, con l’aggiunta di un bow-windows triangolare.
Quella che viene considerata più interessante è la Casa Solvay (1895-1900) anche qui troviamo una facciata molto elaborata con due bow-window, sempre la struttura in ferro facilmente leggibile e ampiamente permeabile alla luce e alla vista (addirittura alcune stanze interne sono sono separate da pareti di vetro, alcune delle quali rimovibili). Anche qui ingresso decentrata ed elementi decorativi in facciata (con una grande continuità stilistica tra interno ed esterno); nelle piante vediamo la diversità dei vari ambienti e la naturale libertà (in particolare per quanto riguarda la dimensione e la asimmetria), nella scala sono concertati gli effetti formali, costruiti sempre in ferro e vetro, con gli elementi che vengono riproposti a tutti i livelli, con interni riccamente decorati.
Costruisce varie case e anche la sua casa e studio chiamata casa Hortà (1898-1900) dove si esprimono tutte le caratteristiche dell'art nouveau, l’entrata decentrata, struttura in ferro leggibile, con grandi vetrate ed elementi decorativi curvilinei sia all’interno che all’esterno. Si nota l’estrema attenzione ai particolare in tutto l’edificio a tutte le scale (vedremo con Adolf Floss, contemporaneo alla secessione viennese, questo modo di operare verra molto ironizzata).
In genere tutti questi autori che vedremo hanno un momento di espressione art nouveau, poi riprendono normalmente degli schemi più classicheggianti.
Non solamente case private ma progetta anche grandi magazzini di Waucquez (1903-05) dove possiamo leggere una facciata più comporta su schemi classici, infatti prima di esprimersi con schemi art nouvevau Horta aveva progettato con schemi neorinascimentale; qui possiamo vedere una facciata che ripropone elementi simmetrici, con grandi vetrate mentre all'interno riprende la libertà e le decorazioni dell'art nouveau. 
Progetta poi altri magazzini vari, come quello per un Gran Bazar a Francoforte (1903), con una facciata simmetrica piuttosto classicheggiante, ma ugualmente molto permeabile alla luce, ma anche i Magazzini Wolfers (1906) dove si ritrovano sempre elementi art nouvevau ma inizia a riprendere uno schema stilistico sempre più classicheggiante, anche se la piante ci ripropone la libertà anche planimetrica, tipica dell'art nouveau. 
Progetta anche i Magazzini a l’innovation ad Anversa (1906), sempre con gli stessi schemi.
Importante è la Maison du peuple (1896-99, poi demolita), dove l’art nouveau rappresenta non più la borghesia ma anche la sede del partito socialista belga, riunendo in un unico edificio diverse funzione quali politico, sindacali, commerciali e ricreativa, con gli ultimi due piani occupati da un auditorium. 
Si tratta di uno dei primi esempi di applicazione su grande scala della struttura in ferro e vetro in Belgio. L’edificio si trova all’incrocio di strade che ne determinano il perimetro particolare; troviamo all'interno alla sala caffè con una facciata completamente vetrata che permette l’entrata della luce naturale, caffè accessibile tramite i molti accessi. Altro elemento da sottolineare l'entrata principale asimmetrica, si trovano anche negozi e le sedi cooperative per far conoscere alla gente la concezione cooperativistica, infine una sala giochi e una grande magazzino (di tessuti ed abbigliamento). Al 4 e 3 piano c'era un auditoriom per 1500 persone, la cui struttura è completamente in ferro, che con le sue forme da un notevole effetto decorativo.
La facciata era estremamente movimentata e bucata e che viene sottolineata da una balaustra sottolineata a sua volta poi da pennoni (tipici dell’architettura art nouveau). 
Nel caffè possiamo vedere la struttura in ferro, organizzata in maniera tale sulle diagonali delle varie porzioni, che danno un notevole effetto decorativo e sempre sullo stesso stile gli elementi illuminati, per le sedie vengono utilizzate le sedie toné. 
L'effetto formale è dato anche in questo caso dalla struttura.
Costruisce anche il Museo delle belle arti a Tornai (1825), una città belga con temi che sono evidentemente classicheggianti.

Nessun commento:

Posta un commento