In Francia il rifiuto delle esagerazioni barocche ed il ritorno a temi classici si manifesta attraverso l’operato dei teorici, i quali sentivano l'esigenza di un ritorno alla naturalezza e semplicità classica.
Questi teorici (Frémin, Cordemoy e Laugier) propugnavano un ritorno alla primitiva chiarezza classica della quale dovevano essere eliminati gli elementi decorativi superflui, attribuendo agli ordini valore funzionale e non decorativo (si supponeva che la natura e l’antico costituissero i modelli per questo tipo ideale di costruzione). Seguendo i suggerimenti di Vitruvio, Laugier postulò infatti che la capanna primitiva, costituita con alberi e fronde, costituiva l’origine del tempio classico, offrendo il modello che gli architetti moderni avrebbero dovuto in ogni momento avere presente.
Tale fusione di ragione e fantasia costituisce il nucleo principale del classicismo settecentesco ed ebbe la sua tipica espressione nell’atteggiamento ambiguo verso la nuova scoperta della colonna dorica; il dorico greco fu quindi rivestito di un’aura di semplicità primordiale che si accordava pienamente con la nuova poetica.
Questi concetti sono ripresi da Jean-Louis de Cordemoy che dice che in architettura ci deve essere il corretto proporzionamento degli ordini classici e la loro appropriata disposizione, ma sopratutto il fatto che conviene non applicare elementi decorativi a strutture commerciali od utilitaristiche; da questo deriva che diversi tipi edilizi hanno delle caratteristiche diverse; inoltre molti edifici non hanno bisogno di ornamento. Due secolo dopo gli stessi concetti senza ornamenti verranno riproposte da Adolf Loos, progettista che lavora in Austria nel periodo della secessione viennese; al contrario dell’art nouveau la decorazione è considerata superflua sopratutto per quello che riguarda l’edificio metropolitano.
In generale l’architettura francese è sempre più severa e basata sulla struttura (infatti si parla in questo periodo di classicismo strutturale), perché guarda sopratutto al fatto strutturale, questo discendendo già da una corrente di pensiero dei tempi di Luigi XIV (che vuole un’architettura di grande imponenza adeguata al suo regno).
Tutte queste teorie influenza l’abate Marc-Antoine Laugier (1713-1769) che parla di architettura universale, il quale vede la capanna primitiva come quella formata tronchi di albero e dal tetto a capanna, base del tempio classico e quindi tutti gli architetti devono farne riferimento perché deriva direttamente dalla natura (un discorso che si ricollega alla volontà di ritrovare un contatto con la natura, trasponendo elementi naturali in architettonici; sempre in quest’ambito fondamentale è la scoperta della colonna dorica).
Inoltre riteneva che non bisognasse intervenire nelle chiese precedenti con ulteriori fatti architettonici (un tema sempre attuale).
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