Joseph Hoffmann


Joseph Hoffmann (1870-1956), soprannominato Hoffmann il quadrato, per la sua riproduzione su varie scale di questa figura geometrica; parte con un primo progetto in cui usa in maniera quasi ossessiva la linea curva, che poi abbandona per una linearità molto severa, per il quadrato e per i colori bianco e nero. Si dedica al disegno e alla grafica, sua è per esempio la prima copertura di Ver sacrum; nel 1903 fonda con Moser le “ville estender”, laboratori artigianali di prodotti di alta qualità (chiamati Wiener Werkstätte), che cerca di dare un prodotto tipicamente tedesco e di alta qualità, si vuole cercare di dare un prodotto di massa di qualità.
Nel 1903 si chiude il periodo più fecondo della secessione con la fine della pubblicazione della rivista Ver sacrum e poi l'anno dopo fonda un'altra rivista che si occupa del problema della città giardino (argomento introdotto dagli inglesi). 
Una delle prime opere è il Sanatorio di Purkersdorf (1903), siamo già nel protorazzionalismo e qui osserviamo un’edificio molto funzionale, spoglio di qualsiasi tipo di decorazione (con finestre intagliate nella murature senza alcun tipo di decoro o cornice, tranne una sottile linea di quadrati bianchi e neri), si tratta di un sanatorio che vuole essere un luogo si soggiorno per persone con particolari problematiche con degli arredi di alto pregio e funzionalità. 
Interessante la pensilina di accesso in metallo con tiranti in acciaio, la sua propensione al quadrato la vediamo nelle finestre e nella decorazione perimetrale a dama; la decorazione a scacchi è un elemento che si fa facilmente riconoscere la secessione (o chi segue questo gusto). 
L’involucro è essenzialmente moderno ed estremamente funzionale senza nessuna indulgenza di tipo decorativa, l'interno è più tradizionale, lo spazio è suddiviso in due parti con un corridoio centrale. Nella sala da pranzo possiamo notare una copertura in travi lasciate a vista che diventano elemento decorativo.
Il tema preferito di Hoffmann è quello della casa di campagna, nel quale si esprime nella sua grande opera, ovvero il palazzo Stoclet a Bruxelles (1905-10), questa casa è di grande importanza perché parte inizialmente  senza limite di budget. Si ha la facciata chiusa verso la strada e aperta verso la parte interna della casa ed il giardino, anche qui l'area è organizzata con un filo conduttore unico (come le piante ed il taglio delle piante), il rivestimento è in lastre sottili di marmo e i profili e gli spigoli sono limitati da una cornice di bronzo (che durante la guerra doveva essere rimossa). L’intero complesso è regolato su moduli quadrati di 12 meri di lato, per riprendere il significato simbolico dei tre quadrati che venivano incisi nella pietra d’angolo dei complessi monastici benedettini. 
Si ha poi una torre che si conclude con delle statue di grande imponenza che vengono considerate dalla critica eccessive per una casa privata; altri elementi che si trovano nella casa sono gli abbaini, che sono sia una prosecuzione dei cornicioni di stampo classicheggiante sia una ripresa del gusto inglese.
Si accede al palazzo attraverso una pensilina e all’interno sono presenti quadri di Klimt.
Suo è anche il Padiglione dell’Austria Werkbund a Colonia (1914), presenta un’esterno austero e classicheggiante con pilastri scanalati, in cui il timpano viene alleggerito attraverso elementi orizzontali che vanno a scalare verso l'interno, anche negli interni sottolinea le varie superfici attraverso dei riquadri.
Progetto anche diverse case, tra cui ricordiamo la Helene Hochstetter (1906-07), che riprende aspetti tipici dell’architettura del luogo, reinterpretati in maniera personale, utilizza molto spesso lesene scanalate e la finestra quadrettata. Ricordiamo poi la villa Primavesi-Skywa (1913), la casa di Edwar Ast a Vienna (1923-24), infine lavora anche per il comune di Vienna per la progettazione di Siedlung (1932), che non sono altro che case a schiera.

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