Sullivan
Artista più interessante della scuola è Sullivan (1856-1924), come Richardson studia a Parigi e qui incontra Adler (1844-1924) che poi è il tecnico di questo binomio, concepiva l’edificio innanzitutto come un problema tecnico ed un’affare economico (lavorano insieme dal 1881 al 1895).
Sullivan era stato allievo di Jenney e poi di Vaudramer a Parigi; fu il primo a cercare di puntualizzare un carattere americano per l’architettura, inoltre in lui c’è una sorta di dicotomia tra il tecnicismo e una vena più romantica, che si ritrova nelle note ai suoi progetti, sia nell’aggiunta della decorazione nei suoi progetti comunque funzionali (tra l’altro era anche un critico e aveva l’idea di un mondo utopico di qualità, concetti difficile da realizzare in una società volta al capitalismo come l’America).
Utilizza un nuovo linguaggio morfologico basato sulla verticalità (sottolineata da determinati elementi) e sull’uso chiaro delle decorazione (quindi anche qua il rapporto planimetria e altezza è fondamentale) inoltre anche la decorazione viene chiaramente denunciata e sarà una decorazione molto spesso geometrica (tratta per esempio dal mondo islamico), oppure viene sempre inquadrata in elementi geometrici.
E’ considerabile come il maggiore esponente della scuola; Adler era invece tecnico per eccellenza, studia e adotta le nuove tipologie di fondazione, per il fondo fangoso di Chicago.
Prima opera è l’Auditorium Building (1887-89), edificio che aveva diverse funzioni e che per molto tempo fu uno degli edifici più vasti e complessi di tutti gli Stati Uniti. Presentava una grande sala studiata in maniera tale da poter essere suddivisa in settori a seconda delle esigenze e delle prestazioni, con molta attenzione ai particolari ed ampio utilizzo degli elementi tecnologici; oltre all’auditorium c’erano una serie di uffici ed un’albergo (sostituito dall’università).
Nei progetti iniziali i progetti erano fantasiosamente arricchiti di sporti, torrette, pinnacoli e abbaini; infine però Sullivan scelse una vigorosa e scabra composizione in pietra, ispirata a quella con archi a tutto sesto della Marshall Field Building di Richardson, ma anche nella grande enfasi che viene data al portale d’ingresso e poi nella ripresa della loggia che sottolinea gli archi d’entrata (elemento orizzontale che si contrappone alla verticalità dell’edificio), ripresa dell’arco che ad un certo punto della facciata conclude una serie di piani, altro elemento che da verticalità è la torre (elemento unico nell’esperienza della scuola di Chicago, non si può dire lo stesso del senso di verticalità, che è proprio di tutti i progetti di Sullivan).
Bugnato alla Richardson nel basamento, che viene levigata ai piani superiori; anche qui aspetto molto severo all’esterno, mentre all’interno si hanno molte decorazioni, sopratutto nella parte dell’auditorium. Le facciate sono in muratura portante rivestita in granito ed arenaria mentre i carichi del pavimento, della volta e della copertura del teatro poggiano su un complesso telaio di ghisa e ferro.
Una decina di anni dopo la costruzione si presentarono i primi problemi strutturali, che portarono Adler alla morte si dice per i sensi si colpa.
Lo Stock Exchange Building (1893-1894), dove vengono molto enfatizzati i piani della borsa, con un grande portale di materiale diverso e che vengono conclusi da un marcapiano che sovrasta l’arco; sopra si ha una grande leggerezza, data dall’increspatura della facciata, attraverso i bowindow che movimenta molto la facciata. Anche troviamo una scansione classica di basamento, di piani tutti uguali e di un grande cornicione. La pianta è a forma di U, con la struttura in ferro; venne poi demolito ma si mantenne l‘arco di accesso e la sala delle contrattazioni; all’interno troviamo sempre un maggior uso delle decorazioni.
Costruisce anche a New York con il Bayard Building (1897-98), dove si ha una netta verticalità data dalla lettura degli elementi portanti (che sono le colonne sottolineate dalla scansione in due parti delle bucature, che formano una bifora, elementi tipicamente accademici); da sottolineate gli elementi formali e decorativi (la facciata è ricoperta in terracotta), per cui è stato anche criticato; l’ultimo piano è marcato da un cornicione molto sporgente.
Troviamo poi il Gage Group (1898-99) dove sono affiancati tre edifici di epoche diverse ma quello di Sullivan è facilmente riconoscibile dall’uso delle decorazioni (mentre gli altri due sono interessanti per la loro severità) e per la finestratura più complessa voluta dal committente (mentre negli edifici accanto troviamo finestre formate da elemento centrale e due più stretti laterali è la finestra di Chicago che troviamo nella parte più recente); troviamo quindi un pilastro più elegante, che si conclude con un cornicione decorato, finestre continue e piante con la tipica scansione a pilastri.
Vennero in seguito fatte delle soprelevazioni che hanno del tutto cambiato gli edifici, rendendoli quasi irriconoscibili, cambiandone l’impatto formale.
Opera modernissima sono i Grandi Magazzini Carson, Pirie, Scott and Co. (1899-1904) (che venne poi ampliato nel 1906 seguendo lo schema dell’edificio precedente), si tratta di una struttura a gabbia in cui lo scheletro viene espresso in maniera chiara ed evidente, ma più importante la presenza di un modulo spaziale base (generato dalla maglia metallica) che viene ripetuta sia in senso orizzontale che verticale (permettendo un montaggio seriale) e poi con il trattamento ad angolo.
Segno distintivo è il fatto che i primi due piani sono estremamente decorati (in Art Nouveau con elementi decorativi dal mondo naturale in ghisa, particolarmente rivolta al pubblico femminile), che sottolineano la presenza del grande magazzino; mentre i piani superiori presentano finestre a nastro alternate a fasce di terracotta bianca, in contrapposizione hai primi piani. Nel 1960 l’edificio subì un ampliamento da parte di Holabird e Roche.
Anche nella Tomba Getty troviamo il segno di Sullivan con una decorazione geometrica.
Nonostante la sua predilezione per gli ornamenti vivaci ed esotici, Sullivan, nei suoi ultimi anni, invoca la temporanea messa al bando delle decorazioni dall’architettura, ritenendo che il XIX secolo avesse sofferto di un eccesso di ornamento.
Importante sottolineare la presenza all’esposizione del padiglione dei trasporti (1893), che venne progettato da Sullivan, già allora riconosciuto come un capolavoro, vi si riconosce la firma dell’autore nel portale d’ingresso ad arco e i motivi di decorazione geometrica. In seguito all’avvento del classicismo Sullivan divenne sempre meno noto a favore dei progettisti più eclettici.
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